Skillnad mellan versioner av "Om organisk centralism"

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[[Kategori:Utdrag]]
 
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Från ''The Italian Communist Left, 1926-45''.
 
Från ''The Italian Communist Left, 1926-45''.
  
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Från ''Call''.
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Från ''Call'', av [[Tiqqun|Osynliga kommittén]].
  
 
:The Party is a collection of places, infrastructures, communised means; and the dreams, bodies, murmurs, thoughts, desires that circulate among those places, the ''use'' of those means, the sharing of those infrastructures. (66)
 
:The Party is a collection of places, infrastructures, communised means; and the dreams, bodies, murmurs, thoughts, desires that circulate among those places, the ''use'' of those means, the sharing of those infrastructures. (66)
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Från Dialogato coi morti.
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:Siccome il marxismo respinge come risolvente della «questione sociale» ogni formulazione «costituzionale» e «giuridica» premessa alla concreta corsa storica, così non avrà preferenze e non darà risposta alle questioni mal messe: deve decidere tutto un uomo, un collegio dì uomini, tutto il ''corpus'' del partito, tutto il ''corpus'' della classe? Anzitutto non decide nessuno, ma un campo di rapporti economico-produttivi comuni a grandi gruppi umani.
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:Si tratta non di pilotare, ma di decifrare la storia, di scoprirne le correnti, e il solo mezzo di partecipare alla dinamica di esse, è di averne un certo grado di scienza, cosa assai diversamente possibile in varie fasi storiche.
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:E allora chi meglio la decifra, chi meglio ne spiega la scienza, l'esigenza? Secondo. Può essere anche uno solo, meglio del comitato, del partito, della classe. E consultare «tutti i lavoratori» non fa fare più passi che consultare tutti i cittadini colla insensata «conta delle teste». Il marxismo combatte il laburismo, l'operaismo, nel senso che sa che in molti casi, nella maggior parte, la delibera sarebbe controrivoluzionaria ed opportunista. Oggi non si sa se il voto andrebbe alla padella o alla brace: Stalin o gli Anti-stalin. Difficile perfino escludere che sarebbe la seconda la fregatura maggiore. Quanto al partito, anche dopo la sua elezione da quelli che per principio negano le «pietre angolari» del suo programma, la sua meccanica storica neppure si risolve con «la base ha sempre ragione». Il partito è un'unità storica reale, non una colonia di microbi-uomo. Alla formula che dicono di Lenin di «centralismo democratico» la sinistra comunista ha sempre proposto di sostituire quella di centralismo ''organico''. Quanto poi ai ''comitati'', moltissimi sono i casi storici che fanno torto alla direzione collegiale: non qui dobbiamo ripetere il rapporto tra Lenin e il partito, Lenin e il comitato centrale, nell'aprile 1917 e nell'ottobre 1917.
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:Il migliore ''detector'' delle influenze rivoluzionarie del campo di forze storiche può, in dati rapporti sociali e produttivi, essere la massa, la folla, una consulta di uomini, un uomo solo. L'elemento discriminante è altrove.
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Från [https://libcom.org/library/lessons-counterrevolutions-amadeo-bordiga Lessons of the counterrevolutions] (1953), av [[Amadeo Bordiga]].
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:The position of the Left consists in the simultaneous struggle against the following deviations:
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:a) The rank and file of the party is qualified to decide on the action of the center if it is democratically consulted (workerism, laborism, social democratism);
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:b) The supreme center (political committee or party leader) is qualified to decide the action of the party and the masses (Stalinism, the practice of the Comintern) with the right to discover “new forms” and “new courses”.
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:Both deviations lead to the same result: the rank and file is no longer the proletarian class, but the people or the nation, which are always oriented in the direction of the interests of the ruling bourgeois class, as Marx, Engels and Lenin have correctly affirmed.
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Från [[Partiformens ursprung och funktion]] (1961), av [[Jacques Camatte]].
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:Given that the party is the prefiguration of communist society, it cannot adopt a mechanism, a life principle, an organization, linked to bourgeois society. It has to realize the destruction of this society.
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:1. Refusal of the democratic mechanism. Our position is: organic centralism.
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:2. Anti-individualism. The party realizes the anticipation of the social brain. All knowledge is mediated by the party as is all action. The militant does not have to seek the truth; this is afforded him by the party (truth in the social domain, in other fields one can come to it after the revolution and only then). Tendency to realize social man.
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:3. Refusal of any form of mercantilism and careerism. The relationship between comrades, their manifestation, must be inspired by the comments by Marx on James Mill's book: all activity, all manifestation, must be the affirmation of human joy by communication with the other and, hero, with future society.
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:4. Abolition to social antagonisms linked to classes. There are only communist militants in the party. Practically this means the unity of the party around place of living and not place of work.
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:5. The party has to be the dissolution of the enigmas and must know itself to be so. It must present itself as the harbour for the proletarian, the place he affirms his human nature so that he is able to mobilise all his strength against the class enemy.
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:One must specify these characteristics because they make clearer the party's function; they allow one to have an integral view of it. The party is this impersonal force above generations, it represents the human species, the human existence which has finally been found. It is the consciousness of the species. It can only manifest itself under certain conditions. In a revolutionary situation there can be the overturning of praxis which is the overthrow of all past and present human development. The party decides to seize power. The destruction of bourgeois society ends human prehistory. Then everything converges. It is the culminating point of the theory by the exact prediction of the favourable moment for action (insurrection is an art). The two phenomena are summed up, it is the consciousness of action which appeared, consciousness before action.
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Från Appunti per le tesi sulle questioni di organizzazione.
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:1) L'espressione di "centralismo democratico", come tipo di organizzazione per i partiti comunisti, a cui la Sinistra oppose la formula di "centralismo organico", si trova anzitutto nelle tesi presentate da Zinoviev al II Congresso sul ''Compito del Partito Comunista nella rivoluzione proletaria'' e illustrate dal discorso dello stesso Zinoviev nella seconda seduta tenuta al Cremlino il 23.7.1920. La parte centrale delle tesi e del discorso trovano e trovarono pienissimo appoggio da parte della Sinistra comunista perché contengono una risoluta critica marxista di tutte quelle correnti che svalutano la funzione del Partito politico di classe e vogliono sostituirla con le più diverse forme (sindacati, consigli operai, comitati di fabbrica ecc. ecc.). Tale corrente era fortemente rappresentata al II Congresso, specie da inglesi, americani, olandesi, ed anche da sindacalisti francesi e perfino anarchici spagnoli. La Sinistra comunista italiana tenne a differenziarsi subito da queste correnti che, oltre a non comprendere le tesi sul Partito, mal digerivano anche quelle sulla centralizzazione e sulla stretta disciplina anche vigorosamente affermata allora da Zinoviev.
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:Quando da questi gruppi vennero consensi alla tesi della Sinistra italiana circa il parlamentarismo, il relatore di quella pregò di non votare le sue tesi coloro che non fossero sullo stretto terreno marxista, ed ecco perché di 7 voti contro la partecipazione parlamentare solo tre furono per le tesi della Sinistra italiana (Belgio, Danimarca, Svizzera, essendo consultivo il voto italiano).
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:2) La formula sopra citata compare al punto 14 delle tesi Zinoviev, ed è così formulata: "Il Partito Comunista deve essere basato su una centralizzazione democratica. La costituzione a mezzo di elezioni di Comitati secondari, la sottomissione obbligatoria di tutti i comitati al comitato che è loro superiore, e l'esistenza di un Centro munito di pieni poteri, di cui l'autorità non può, nell'intervallo fra i Congressi del Partito, essere contestata da nessuno; tali sono i principii essenziali della centralizzazione democratica".
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:Queste tesi non entrano in maggiori dettagli e, per quanto riguarda il concetto di subordinazione della periferia al Centro, la Sinistra non aveva motivo di non accettarle. Il dubbio sorse sulla maniera di designazione dei Comitati dalla periferia al Centro e sull'impiego del meccanismo elettorale per conta dei voti, a cui fanno evidente riferimento l'aggettivo ''democratico'' opposto al sostantivo ''centralismo'', oltre che il breve accenno che segue subito dopo.
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:12) Quando la Sinistra comunista sviluppò maggiormente la sua critica alle deviazioni della III Internazionale sui problemi della tattica, fece anche una critica dei criteri di organizzazione, e il seguito dei fatti storici ha dimostrato che quelle deviazioni hanno fatalmente condotto all'abbandono di posizioni-base programmatiche e teoriche.
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:Questa tesi della Sinistra comunista fu ben compendiata nella richiesta che si parlasse non più di ''centralismo democratico'', ma di ''centralismo organico''. Chiaro sviluppo di questa tesi, fatto fin dagli anni 1922-1926, che dunque non compare soltanto oggi, è che bisogna finirla con l'impiego, resosi storicamente nel passato inevitabile nel senso meccanico, delle decisioni per votazioni elettorali e per conta degli aderenti ad una od altra opinione.
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:Questa critica teorica parte dall'aver considerato troppo scolorita la tesi centrale di Zinoviev: "Il partito è una frazione della classe operaia". Questa tesi è evidentemente insoddisfacente e non sarebbe giusto pensare che lo è soltanto per esigenze di stretto dottrinarismo, e che era ammissibile nello stesso senso in cui Carlo Marx si permetteva, ghignando dentro sé stesso senza farsi scoprire, di parlare di morale e di giustizia. Infatti la nostra critica fu sviluppata fin da quegli anni e non può essere giudicata come ''pruderie'' teoretica, perché disponiamo di una serie formidabile di fatti reali posteriori che hanno sciaguratamente confermato la diffidenza e il sospetto di allora.
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:Osservammo a Zinoviev che la sua formula (messa a base di tesi storicamente giuste e importantissime) era troppo timida e reticente perché soltanto quantitativa, laddove le tesi classiche del ''Manifesto'' e della I Internazionale sono già decisamente ''qualitative''.
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:Come abbiamo dimostrato, era già contenuto insostituibile della dottrina comunista, nel ''Manifesto'' e negli Statuti della I Internazionale che, quando si introduce la forma partito, nasce una nuova presentazione della classe proletaria, in quanto allora il proletariato si presenta e agisce come classe lottante contro le altre quando riesce a costituirsi in partito politico. Fermandosi alla distinzione puramente quantitativa, quasi che il partito fosse il contenuto di un cerchio tracciato entro un più vasto campo della classe proletaria, si poteva forse evitare di ''choquer'' elementi sindacalisti che venivano verso di noi, buoni rivoluzionari sebbene ancora cattivi marxisti, ma si contribuiva poco alla chiarificazione appunto di quella dottrina rivoluzionaria a cui li volevamo condurre. La nostra formula ''centralismo organico'' voleva appunto dire che non solo il partito è un particolare ''organo'' della classe, ma per di più è ''solo quando esso esiste'' che la classe agisce come organismo storico e non solo come una sezione statistica che ogni borghese è pronto a riconoscere. Marx, nella ricostruzione storicamente fondamentale e irrevocabile di Lenin, non solo dice di non aver scoperto le classi, ma nemmeno la lotta fra le classi, e indica come connotato inconfondibile della sua originale teoria la dittatura del proletariato: questo vuole appunto dire che solo a mezzo del partito comunista il proletariato potrà pervenire alla sua dittatura. Le due nozioni, dunque, di partito e di classe non si contrappongono numericamente perché il partito è piccolo e la classe è grande, ma storicamente e ''organicamente''; perché solo quando nel campo della classe si è formato l'organo energetico che è il partito la classe diventa tale e si avvia ad assolvere il compito che le assegna la nostra dottrina della storia.
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:13) La sostituzione dell'aggettivo ''organico'' a quello ''democratico'' non è motivata solo dalla maggiore esattezza di una immagine di tipo biologico rispetto alla sbiadita immagine di natura aritmetica, ma anche dalla esigenza solida e di lotta politica di liberarsi dalla nozione di ''democrazia'', abbattendo la quale avevamo potuto con Lenin riedificare l'Internazionale rivoluzionaria. Le immortali tesi di Lenin al I Congresso sono intitolate: ''Democrazia borghese e dittatura proletaria''. Nella teoria, l'antagonismo dei due termini persiste se, invece che di democrazia borghese, parliamo della leninista ''democrazia in generale'', in quanto Lenin è quello che ha dimostrato come ogni inchino dinnanzi a questo ignobile feticcio segna una vittoria dell'opportunismo e della controrivoluzione. Tutto il testo delle tesi, che sarebbe superfluo citare, tutto il testo di ''Stato e rivoluzione'', conducono a questo risultato. Se è vero che alcune volte Lenin adopera i termini di ''democrazia proletaria'', ciò è al solo scopo di dimostrare che tale astratto punto di arrivo (in sostanza irreale, perché il proletariato con le classi annienta sé stesso) coincide con il pieno sviluppo della dittatura del proletariato e della piena esigenza di una società comunista. Nello stesso spirito, il ''Manifesto'' ai fini di travolgente vigore polemico disse che la rivoluzione proletaria, fatta dalla immensa maggioranza nell'interesse della immensa maggioranza, è la vittoria totale della democrazia.
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Från [https://www.marxists.org/archive/bordiga/works/1965/consider.htm Considerations on the party’s organic activity when the general situation is historically unfavourable], av [[Amadeo Bordiga]].
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:8. Being the opposite of the social complex concentrated on falsification and destruction of theory and sound doctrine, it is evident that today’s small party has, as an outstanding character, the duty of restoring the principles of doctrinal value; but it is unfortunately deprived of the favourable setting that saw Lenin achieving such a work after the disaster of the First World War. But it does not imply that we have to erect a barrier between theory and practical action; because beyond a given limit we would destroy ourselves and all our basic principles. We thus claim all forms of activity peculiar to the favourable periods, insofar as the real force relations render it possible .
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:9. All this should be treated much more broadly, but it is still possible to achieve a conclusion about the party’s organisational structure in such a difficult transition. It would be a fatal error to consider the party as dividable into two groups, one of which is dedicated to the study and the other to action; such a distinction is deadly for the body of the party, as well as for the individual militant. The meaning of unitarism and of organic centralism is that the party develops inside itself the organs suited to the various functions, which we call propaganda, proselytism, proletarian organisation, union work, etc., up to tomorrow, the armed organisation; but nothing can be inferred from the number of comrades destined for such functions, as on principle no comrade must be left out of any of them.
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:The fact that in this phase the comrades devoted to theory and to the movement’s history may seem too many, and too few those yet ready to action, is a historical accident. But above all it would be senseless to carry out an investigation into the number of those devoted to the one and to the other display of energy. We all know that, when the situation radicalises, countless elements will side with us, in an immediate, instinctive way, and without the least training course aping scholastic qualifications.
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Från Tesi di Napoli.
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:La prima verità che l’uomo potrà conquistare è la nozione della futura società comunista. Questo edifizio non chiede nessun materiale alla infame società presente, capitalista, democratica o cristianuccia, e non considera patrimonio umano su cui fondare, la pretesa scienza positiva costruita dalla rivoluzione borghese, che per noi è una scienza di classe da distruggere e rimpiazzare pezzo per pezzo, non diversamente dalle religioni e dalle scolastiche delle precedenti forme di produzione. Nel campo della teoria delle trasformazioni economiche che dal capitalismo, la cui struttura ben conosciamo mentre è del tutto ignota agli economisti ufficiali, portano al comunismo, facciamo egualmente a meno degli apporti della scienza borghese, e la stessa disistima abbiamo della sua tecnica o tecnologia che si decanta soprattutto dai rimbambiti traditori opportunisti come avviata a grandi conquiste. In modo totalmente rivoluzionario abbiamo edificata la scienza della vita della società e del suo sbocco futuro. Quando questa opera della mente umana sarà perfetta, e non potrà esserlo se non dopo la uccisione del capitalismo, della sua civiltà, delle sue scuole, della sua scienza, e della sua tecnologia da ladroni, l’uomo potrà per la prima volta scrivere anche la scienza e la storia della natura fisica e conoscere dei grandi problemi della vita dell’universo, da quella che scienziati riconciliati col dogma seguitano a chiamare col nome di creazione ai suoi decorsi a tutte le scale infinite ed infinitesime, nell’indecifrabile finora avvenire futuro.
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:13. - Questi ed altri problemi sono campo di azione del partito che noi fisicamente teniamo in vita, non indegno di inserirsi sulla linea stessa del grande partito storico. Ma questi concetti di alta teoria non sono espedienti per risolvere piccole beghe e piccole umane incertezze, che dureranno purtroppo quanto durerà nelle nostre file la presenza di individui circondati e dominati dall’ambiente barbaro della civiltà capitalistica. Quindi tali sviluppi non possono essere adoperati a spiegare come gradatamente si afferma il modo di vivere del partito libero dall’opportunismo, che è contenuto nel centralismo organico e non può sorgere da una "rivelazione".
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:Come patrimonio della Sinistra si potrà ritrovare in tutte le polemiche condotte contro la degenerazione del Centro di Mosca questa evidente tesi marxista. Il partito è al tempo stesso un fattore ed un prodotto dello svolgimento storico delle situazioni, e non potrà mai essere considerato come un elemento estraneo ed astratto che possa dominare l’ambiente circostante, senza ricadere in un nuovo e più flebile utopismo.
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:Che nel partito si possa tendere a dare vita ad un ambiente ferocemente antiborghese, che anticipi largamente i caratteri della società comunista, è una antica enunciazione, ad esempio dei giovani comunisti italiani fin dal 1912.
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:Ma questa degna aspirazione non potrà essere ridotta a considerare il partito ideale come un falansterio circondato da invalicabili mura.
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:Nella concezione del centralismo organico la garanzia della selezione dei suoi componenti è quella che sempre proclamammo contro i centristi di Mosca. Il partito persevera nello scolpire i lineamenti della sua dottrina, della sua azione e della sua tattica con una unicità di metodo al di sopra dello spazio e del tempo. Tutti coloro che dinanzi a queste delineazioni si trovano a disagio hanno a loro disposizione la ovvia via di abbandonare le file del partito.
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Från Tesi di Milano.
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:Nel partito rivoluzionario, in pieno sviluppo verso la vittoria, le ubbidienze sono spontanee e totali ma non cieche e forzate, e la disciplina centrale, come illustrato nelle tesi e nella documentazione che le appoggia, vale un’armonia perfetta delle funzioni e della azione della base e del centro, né può essere sostituita da esercitazioni burocratiche di un volontarismo antimarxista.
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:L’importanza di questo punto nella giusta comprensione del centralismo organico si rileva dal tremendo ricordo delle confessioni cui furono ridotti grandi capi rivoluzionari, poi uccisi nelle purghe di Stalin, e delle inutili ''autocritiche'' cui furono piegati sotto il ricatto di essere espulsi dal partito ed infamati come venduti ai suoi nemici; infamie ed assurdità mai sanate dal metodo non meno bigotto e non meno borghese delle "riabilitazioni". L’abuso progressivo di tali metodi non fa che segnare la sciagurata strada del trionfo dell’ultima ondata dell’opportunismo.
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:8. - Per la necessità stessa della sua azione organica, e per riuscire ad avere una funzione collettiva che superi e dimentichi ogni personalismo ed ogni individualismo, il partito deve distribuire i suoi membri fra le varie funzioni ed attività che formano la sua vita. L’avvicendarsi dei compagni in tali mansioni è un fatto naturale che non può essere guidato con regole analoghe a quelle delle carriere delle burocrazie borghesi. Nel partito non vi sono concorsi nei quali si lotti per raggiungere posizioni più o meno brillanti o più in vista, ma si deve tendere a raggiungere organicamente quello che non è uno scimmiottamento della borghese divisione del lavoro, ma è un naturale adeguamento del complesso ed articolato organo-partito alla sua funzione.
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:Ben sappiamo che la dialettica storica conduce ogni organismo di lotta a perfezionare i suoi mezzi di offesa impiegando le tecniche in possesso del nemico. Da questo si deduce che nella fase del combattimento armato i comunisti avranno un inquadramento militare con precisi schemi di gerarchie a percorsi unitari che assicureranno il migliore successo dell’azione comune.
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:Questa verità non deve essere inutilmente scimmiottata in ogni attività anche non combattente del partito. Le vie di trasmissione delle operazioni devono essere univoche, ma questa lezione della burocrazia borghese non ci deve fare dimenticare per quali vie si corrompe e degenera, anche quando viene adottata nelle file di associazioni operaie. La organicità del partito non esige affatto che ogni compagno veda la personificazione della forma partito in un altro compagno specificamente designato a trasmettere disposizioni che vengono dall’alto. Questa trasmissione tra le molecole che compongono l’organo partito ha sempre contemporaneamente la doppia direzione; e la dinamica di ogni unità si integra nella dinamica storica del tutto. Abusare dei formalismi di organizzazione senza una ragione vitale è stato e sarà sempre un difetto ed un pericolo sospetto e stupido.
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Från [[Om organisering]], av [[Jacques Camatte]] och Gianni Collu.
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:Ett partis centralkommitté eller centrum för alla grupper spelar samma roll som staten. Den demokratiska centralismen lyckades endast imitera den parlamentariska form som var karakteristisk för den formella underordningen. Och den organiska centralismen, som enbart definierades i negativa termer såsom en vägran av demokratin och demokratins form (minoritetens underordnande under majoriteten, röstning, kongresser osv.), fastnade emellertid i demokratins mer moderna former. Detta resulterar i organisationsmystiken (precis som med fascismen). Det var på detta sätt som PCI (Internationella Kommunistiska Partiet) omvandlades till ett gäng.
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:När proletariatet har blivit förintat möter denna organisationstendens hos kapitalet inget verkligt motstånd i samhället och kan således reproduceras allt mer effektivt. Proletariatets verkliga väsen har förnekats emedan arbetarklassen enbart existerar som ett objekt för kapitalet. På ett liknande sätt har proletariatets teori, marxismen, förstörts: Kautsky började med att revidera marxismen och Bernstein upplöste den. Detta skedde på ett definitivt sätt, eftersom inget proletärt angrepp därefter har lyckats återetablera marxismen. Detta är endast ett annat sätt att säga att kapitalet har lyckats etablera sin reella subsumtion av arbetet. För att uppnå detta var kapitalet tvunget att absorbera den rörelse som negerar det, proletariatet, och etablera en enhet där proletariatet endast är ett objekt för kapitalet. Denna enhet kan endast förstöras av en kris, såsom de som beskrevs av Marx. Därav följer att alla politiska organisationer med arbetarklassförankring har försvunnit. I deras ställe konfronterar gängen varandra i en obscen tävlan, rena maffiaorganisationer rivaliserar om medlemmar samtidigt som de är identiska till sitt väsen.
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:Gängens existens härrör således fån kapitalet tendens att absorbera sina motsättningar, från dess negationsrörelse och från dess reproduktion i fiktiv form. Kapitalet förnekar, eller tenderar att förneka, de grundläggande principer på vilka det baseras; men i verkligheten återupplivar det dessa i en fiktiv form. Gänget är ett klart uttryck för denna dualitet:
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:* bossen som kommenderar -- en karikatyr av den traditionella individen (och hans klick).
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:* den kollektiva formen -- en karikatyr av en gemenskap som är baserad på gemensamma intressen.
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:... Väl inne i gänget (eller alla sorters företag) binds individen till det genom alla det kapitalistiska samhällets psykologiska beroenden. Om hon uppvisar några kapaciteter så exploateras de omedelbart utan att individen haft chansen att bemästra "teorin" som hon har accepterat. I utbyte får hon en position i den styrande klicken, hon görs till en miniboss. Om hon inte uppvisar några kapaciteter äger ett utbyte likväl rum; mellan hennes tillträde till gänget och hennes plikt att sprida dess ställningstaganden. Till och med i de grupper som vill fly det samhälleligt givna tenderar gängmekanismen att segra på grund av de olika graderna av teoretisk utveckling bland de medlemmar som gruppen består av. Oförmågan att konfrontera teoretiska frågor självständigt leder individen att ta sin tillflykt bakom en annan medlems auktoritet, som objektivt blir ledare, eller bakom gruppen som helhet, som blir ett gäng. I sina relationer utanför gruppen använder individen sitt medlemskap för att exkludera andra och för att differentiera sig från dem, om endast för att försvara sig mot erkännandet av sina egna teoretiska svagheter. Att tillhöra för att exkludera är den interna dynamiken i ett gäng; som grundas på opposition -- erkänd eller inte -- mellan gruppens inre och yttre element. Till och med en informell grupp förfaller till ett politiskt maffiagäng, det klassiska fallet där teori blir till ideologi.
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Från Complex.Lab (2007).
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:"Rete" (network) è una parola sempre più popolare nel mondo della ricerca scientifica ed accademica. La prola è spesso usata per indicare "partnership", collaborazione, alleanza ma anche comunità, gruppo ecc. Può essere usata per descrivere le relazioni che esistono tra gruppi di individui o agenti, e le risorse a cui l'appartenenza a questi gruppi facilita l'accesso. Queste relazioni possono essere investigati in modo empirico. Le reti rappresentano anche un componente importante della letteratura sul capitale sociale. L'analisi delle reti sociali è sempre più popolare nell'epidemiologia di malattie quali l'HIV.
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:... Teoria che risale al 1700 con i primi studi di Eulero quando pone i fondamenti della descrizione matematica delle reti: la teoria dei grafi. Uno dei primi modelli di reti proposto risale agli anni ’60 ed è la rete aleatoria o “democratica” descritta da Erdös & Rényi. Questo tipo di rete descrive una sistema costituito da un numero fissato di nodi che hanno un valore medio di collegamenti, o grado, ben preciso. In questi tipi di reti i vari nodi sono indistinguibili gli uni dagli altri, in quanto hanno praticamente tutti lo stesso grado, da qui il termine reti “democratiche”.Le reti democratiche hanno il pregio di essere semplici nella costruzione, ma non sono adatte a descrivere le reti reali.
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:''Ogni fenomeno reale complesso rapportabile alla teori delle reti ha una struttura e una dinamica che sono la negazione del meccanismo democratico (quindi del principio democratico) Ndr.''
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:... Una rete sociale è una mappa delle relazioni che intercorrono tra gli individui che la rappresentano e nella quale vengono evidenziate le modalità con cui queste relazioni si manifestano, dal rapporto casuale a quello stretto e familiare. Il termine fu coniato per la prima volta nel 1954 da J. A. Barnes. L'analisi delle reti sociali (a volte denominata anche come teoria delle reti) è emersa come una tecnica della moderna sociologia, antropologia, psicologia sociale e studio delle organizzazioni così come argomento di dotte speculazioni teoriche e studi scientifici. Ricerche in campi accademici tra loro diversi hanno dimostrato che le reti sociali operano a vari livelli, a partire da gruppi elementari come la famiglia fino a gruppi complessi come una nazione e che giocano un ruolo critico nel determinare in che modo alcuni problemi possono essere risolti, le organizzazzioni possono essere governate e in che modo e a quale livello i singoli individui possono avere successo nel raggiungimento dei loro obiettivi personali. (per approfondimenti ulteriori [http://en.wikipedia.org/wiki/Social_Network_Analysis Wikipedia])
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:... L'analisi dinamica delle reti sociali (DNA - Dynamic Netowrk Analysis ) varia rispetto alla amalisi delle reti o SNA (Social Network Analsys ) per la sua capacità di analizzare e gestire reti complesse con molti nodi e molti link dinamici caratterizzati da un elevato tasso di incertezza. In modo simile alla meccanica quantistica, la DNA può essere vista come una teoria nella quale le relazioni analizzate sono di tipo probabilistico, la misurazione di un nodo finisce con il modificare le sue proprietà, un movimento in una zona della rete si propaga attraverso l'intero sistema ecc. A differenza di quanto avviene nella meccanica quantistica, l'oggetto dell'analisi è dotato di capacità di apprendimento. Studi e ricerche in questo ambito si focalizzano oggi su modelli e sistemi multi-agente, automi in grado di apprendere, approcci meta-matrice per la rappresentazione grafica della topologia della rete.
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:... Un concetto ed una ipotesi avanzata da Mark Granovetter negli anni 60 per sostenere l'idea che i legami ( relazioni ) deboli siano più importanti delle amicizie forti e radicate. Secondo Granovetter ( La forza dei legami deboli ) la struttura della rete sociale che circonda ogni individuo ( nel libro denominato "Ego" ) è piuttosto generica. La società è strutturata in cluster altamente connessi, o cerchie molto ristrette di amici dove tutti conoscono tutti. Pochi legami con l'esterno mettono in contatto questi gruppi con il mondo. Questi legami svolgono una funzione critica nella comunicazione con l'esterno. Nella ricerca di nuove opportunità di lavoro ad esempio può essere utile uscire fuori dalla cerchia di amicizie note per affidarsi a legami deboli in grado di aprire la comunicazione verso altri cluster o gruppi di individui.
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:... Descrive il livello e la qualità della relazione dei nodi o attori della rete. Viene valutata secondo tre valori: 1) Distanza tra due attori della rete ( o nodi in un grafo ) calcolata sommando il numero il numero di linee distinte che esistono lungo il percorso più breve che li separa. Definisce il 'grado di separazione' 2) Raggiungibilità per misurare se attori della rete sono collegati, direttamente o indirettamente, a tutti gli altri attori che compongono la rete. Attori che non hanno collegamenti sono chiamati isolati. 3) densità della rete è il numero totale di collegamenti diviso il numero totale di collegamenti possibili. La desnsità è la misura più elementare per analizzare una rete ed è usata anche nella epidemiologia sociale.
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:... La misura della centralità serve a identificare gli attori della rete più attivi o visibili, quegli attori cioè che sono pesantemente coinvolti in relazioni con altri attori della rete. La Centralità indica un tipo di 'importanza' degli attori in rete, il loro ruolo chiave.
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:... Riflettendo sulla struttura ottimale di Internet Paul Baran nel 1964 suggerì l'esistenza di tre architetture possibili per una rete come internet: centralizzat, decentralizzata e distribuita. Baran ritenne la prima e la seconda come architetture vulnerabili agli attacchi e suggerì che Internet dovesse essere progettata con un'architettura distribuita, a maglie.
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:''Continuare con la teoria dei sistemi dinamici e complessi, con le analogie verso il mondo biologico (fenomeni autocatalitici), con l'ecologia (nel senso di Bateson) dei gruppi umani, ecc. ecc.''
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Från [http://www.quinterna.org/lingue/english/who_we_are.htm Who we are], av n+1.
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:Our aim is to reach those who are fed up with the ‘marxist’ con-formism, loathe clichés and 'communist' liturgy, and feel communism as something real.
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:Our activity is based on frequent meetings, and on drawing generalizations from the results of different partial works. Our method is to link specific topics together, then relating them to the whole (Marx: "I haven’t discovered anything, I’ve only used a new method to link up what others have already discovered").
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:Our work excludes any exchange of personal opinions on the theoretical heritage. Today’s greatest socialization of production springs from social intelligence, and the globalization of human relations itself contributes to the development of a global brain. A step back to ancient organizing conceptions, typical of the tribal or parcel mode of production, would be foolish (even if involving a small number of people).
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:A close link between personal contributions and a general plan has always characterized the work of the Left (and consequently our own work). On the other hand, such an interconnection marked out also the highly socialized production in factories. The difference is that in our work, any individual contribution is not alienated, but connected with the global structure of the theory to which the empirical data, coming from the dynamics of communication, are submitted. This excludes any debate on opposing theses, which always leads to conflicts that would need democratic procedures to be tackled.
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:We do not deny the existence of differences among people. Equality is a vague concept, still related to religion or to law. In this society it is not only a useful hypocrisy: in fact, the equality of individuals as commodities is materially based on the equality of the exchange values on the market. For this reason, in spite of the wide social differences, anyone is involved in the equalitarian ideology, through democratic institutions.
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:We oppose the concept of organicity to the one of equality. The cells of a living organism are differentiated and take part in the whole process. An organic whole always improves the efficiency of its differentiated parts, because only in this way any individual cell can give the best of its potentialities to the general organism (as Marx stated in his notes of 1843).
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:Organicity excludes organizing formalisms, when not essential. Today every social productive activity is centralized, planned, correlated; in short, it is in keeping with the technical standard reached by the ultramature capitalism. Socialized technique and work are natural part of mankind, and appeared in history since the highly organized ancient communities. Therefore, discipline and centralism do not come from a moral or statutory rule, but are the practical result of the organic relation between individuals as a whole and their aims.
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:The Communist Left asserted that revolutionary militants "might aim to create a fiercely anti-bourgeois setting, which largely anticipates the main features of the communist society", and defined the party as "the projection of tomorrow’s Man-Society into today’s reality". The Communist Party of Italy (section of the Communist International from 1921) had neither secretaries nor headquarters. Five people were enough to coordinate all the party’s activities: in fact, the militants’ network was perfectly adherent to the revolutionary programme and was consequently able of self-organization (just like a living body).
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:Our project is therefore based on a historical real experience, not on personal ideas, and our subsequent analysis (not comparable with a mere work of preservation) is the result of a dynamic of struggling forces. We think that only such a project can give rise to a structure which largely anticipates tomorrow’s party and society.

Nuvarande version från 18 oktober 2016 kl. 18.21

Från The Italian Communist Left, 1926-45.

To use an expression dear to the Italian Fraction itself, each militant reaffirmed himself within the organisation, just as the organisation reaffirmed itself in each one of its militants. If it extolled "proletarian leaders" such as Lenin, it was in order to show that these "leaders" synthesised the organic life of their party. For this reason, it tried as much as possible to give an anonymous form to those militants who were most in view. In doing so it was responding to a preoccupation of Bordiga in the 20s, who had always tried to ensure that the life of the party was based not on a passive following of its leaders, but on its political programme. (9)




It condemned the politics of "manoeuvres and expediency" which aimed at the creation of a mass party on artificial basis, "given that the relationship between the party and the masses depends essentially on the objective conditions of the situation." It condemned the system of factory cells, "negation of the centralisation of the communist parties". In an article published the same day as the platform, Bordiga emphasised that the function of these cells was to stifle any internal life and to imprison the workers in the narrow boundaries of the factory. In the name of the struggle against "intellectuals", the power of the functionaries was being reinforced. It would be worth pausing to examine the arguments of the left which most systematically criticised the policy of Bolshevisation:
  • The replacement of territorial sections by cells was the abolition of the organic life of a revolutionary party, which had to present itself "as an active collectivity with a unitary leadership." It was the negation of centralisation and the bureaucratic triumph of federalism, in which the party's body would be partitioned off into watertight cells.
  • "Bolshevisation" favoured particularism and individualism. The party became a sum of individual workers, attached to their professional branch. The consequebce if this was corporatism and workerism, breaking the organic unity of the collectivity of the party, which must go beyond all professional categories.
  • Instead of limiting the role of "intellectuals" in the party, the system of cells hade the opposite effect:
"The worker, in the cell, will have a tendency to discuss only particular economic questions of interest to the workers in his enterprise. The intellectual will continue to intervene in it, not thanks to the strenght of his eloquence, but more thanks to the monopoly of authority granted to him by the party centre, to 'settle' whatever question comes up."
Furthermore, the "proletarianisation" of the party leadership, a goal proclaimed by the "Bolsheviks", was so little a reality that the new leadership, in contrast to the old one, did not have one worker on the Executive.
  • Having leaders with a working class origin was no guarantee of the proletarian character of the party, because "leaders from a working class extraction have shown themselves to be at least as capable as the intellectuals of opportunism and treason and, in general, more susceptible to being absorbed by bourgeois influences." (24-25)




In its critique of the Comintern it rejected the concept of "democratic centralism", which it saw as one of the causes of the exclusion of revolutionary elements, through the free play of the vote. It stood instead for "organic centralism", which had to flow from the party's programme, and not from an electoral mechanism. It did not however deny, that divergences about the programme could arise; this would necessarily be expressed in the form of fractions, whose existence would also be something organic rather than being based on a "right" recognized by the party. They would be reabsorbed through the victory of that fraction which defended the revolutionary programme. (126)


Från Call, av Osynliga kommittén.

The Party is a collection of places, infrastructures, communised means; and the dreams, bodies, murmurs, thoughts, desires that circulate among those places, the use of those means, the sharing of those infrastructures. (66)
This is the way the Party will be built, as a trail of habitable places left behind by each situation of exception that empire meets. (83)



Från Brev till en kamrat om våra organisationsuppgifter, av Lenin.

Vi har nu kommit fram till en ytterst viktig princip för all partiorganisation och partiverksamhet: medan största möjliga centralisering krävs för den ideologiska och praktiska ledningen av rörelsen och proletariatets revolutionära kamp, krävs största möjliga decentralisering för informationen om rörelsen till particentrum (och följaktligen också till partiet som helhet), för ansvaret mot partiet. Ledas skall rörelsen av så få och så homogena grupper som möjligt av yrkesrevolutionärer med stor praktisk erfarenhet. Delta i rörelsen skall så många och så olikartade och heterogena grupper som möjligt från de mest olika skikt av proletariatet (och andra klasser inom folket). Och beträffande varje sådan grupp måste partiets centrum alltid ha inte bara exakta uppgifter om dess verksamhet utan också fullständigast möjliga uppgifter om sammansättningen av den. Vi måste centralisera ledningen av rörelsen. Vi måste även (och just för den skull, ty utan information är centralisering omöjlig) så mycket som möjligt decentralisera ansvaret mot partiet för varje enskild medlem i det, för var och en som deltar i arbetet och för varje cirkel som tillhör partiet eller är anknuten till det. Denna decentralisering är en nödvändig förutsättning för revolutionär centralisering och ett nödvändigt korrektiv till den. Först när centraliseringen genomförts helt och fullt och vi kommer att ha ett centralorgan och en centralkommitté, blir det möjligt för varje grupp, hur liten den är, att vända sig till dem – och att göra detta regelbundet, som resultat av en under flera år utarbetad praktik. Därmed elimineras möjligheten av tråkiga följder av en tillfälligt misslyckad sammansättning av en eller annan lokalkommitté. Nu, då vi direkt griper oss an med att faktiskt ena partiet och att skapa en verklig central ledning, måste vi särskilt väl minnas, att detta centrum blir maktlöst, om vi inte samtidigt genomför en maximal decentralisering både beträffande ansvaret mot det Och beträffande informationen till det om alla kuggar och hjul i partimaskineriet. En sådan decentralisering är endast den omvända sidan av den arbetsfördelning, som enligt vad som allmänt erkänns utgör ett av de mest aktuella praktiska behoven i vår rörelse. Inga officiella erkännanden av en viss organisation som ledande, inget inrättande av en formell centralkommitté kommer ännu att göra vår rörelse verkligt enad, att skapa ett fast militant parti, om particentrum liksom tidigare förblir avskuret från det direkta praktiska arbetet av lokala kommittéer av den gamla typen, dvs kommittéer som å ena sidan består av en hel hop personer, som var och en sysslar med alla möjliga angelägenheter utan att ägna sig åt enskilda funktioner i det revolutionära arbetet, utan att vara ansvariga för speciella aktioner och utan att slutföra en gång åtagna, väl genomtänkta och förberedda uppgifter, och som ödslar bort en massa tid och kraft på skenradikalt plottrande, medan det å andra sidan finns en hel mängd student- och arbetarcirklar, som till hälften överhuvudtaget är okända för kommittén medan de övriga är lika tungrodda som kommittén, lika litet specialiserade, lika litet skaffar sig yrkesmässiga erfarenheter, inte använder andras erfarenheter och precis på samma sätt som kommittén är sysselsatta med ändlösa rådslag ”om allt”, med val och uppgörande av stadgar. För att centrum skall kunna arbeta bra måste lokalkommittéerna omdana sig själva, specialisera sig och bli ”sakligare”, eftersträva verklig ”fulländning” i den ena eller andra praktiska funktionen. För att centrum inte bara skall kunna ge råd, övertala och tvista (såsom hittills varit fallet) utan verkligen kunna dirigera orkestern, måste man exakt veta vem som spelar vilken fiol och var han gör det, var och hur och vilket instrument någon lärt sig eller håller på att lära sig spela, var och varför någon spelar falskt (då musiken börjar skorra i öronen) och vem man måste omplacera och hur och vart för att rätta till dissonansen osv. För närvarande –det måste sägas öppet – känner vi inte till något annat om kommitténs verkliga inre arbete än antingen dess flygblad och allmänt hållna skrivelser eller vad vi fått veta genom vänner och goda bekanta. Men det är ju löjligt att tro, att ett stort parti, som är i stånd att leda den ryska arbetarrörelsen och som förbereder en allmän anstormning mot självhärskardömet, kan inskränka sig till detta. Antalet kommittémedlemmar måste minskas, var och en av dem måste såvitt möjligt anförtros en bestämd, speciell och ansvarsfull funktion, som han är redovisningsskyldig för, ett särskilt, ytterst litet, verkställande centrum måste bildas, det måste utformas ett nät av verkställande förtroendemän, vilka förbinder kommittén med varje stor fabrik, regelbundet sprider litteratur och ger centrum en exakt bild av denna spridning och hela mekaniken i arbetet och slutligen måste det bildas talrika grupper och cirklar, vilka åtar sig olika funktioner eller förenar personer, som står socialdemokratin nära, som hjälper den och bereder sig att bli socialdemokrater, så att kommittén och centrum alltid känner dessa cirklars verksamhet (och sammansättning) – det är detta som en reorganisation av partikommittén i S:t Petersburg och av alla andra partikommittéer måste gå ut på, och det 'är därför som frågan om stadgarna har så liten betydelse.
Jag har börjat med en analys av stadgeutkastet för att åskådligare visa vad mina förslag syftar till. Och som resultat härav har det, hoppas jag, blivit klart för läsaren att man egentligen skulle kunna klara sig utan stadgar, om man ersätter dem med regelbunden rapportskyldighet för varje cirkel, varje funktion i arbetet. Vad kan man skriva in i stadgarna? Kommittén leder alla (det är klart ändå). Kommittén utväljer en verkställande grupp (det är inte alltid nödvändigt, och när det är nödvändigt, så är det inte en sak för stadgarna utan det gäller att informera centrum om hur denna grupp är sammansatt och vilka som är ersättare för den). Kommittén fördelar olika arbetsuppgifter mellan sina medlemmar och uppdrar åt var och en att regelbundet rapportera till kommittén och meddela centralorganet och centralkommittén hur sakerna går (också här är det viktigare att meddela centrum om den företagna fördelningen än att i stadgarna skriva in en regel, som på grund av vår brist på krafter ofta inte kommer att tillämpas). Kommittén måste exakt fastställa vilka som tillhör den. Kommittén kompletteras genom kooptation. Kommittén utser distriktsgrupper, underkommittéer på företag och olika andra grupper (om man skall räkna upp vad sola är önskvärt, så blir man aldrig färdig med det och det är meningslöst att ge en ungefärlig uppräkning i stadgarna; det räcker med att meddela centrum att de har bildats). Distriktsgrupperna och underkommittéerna organiserar följande cirklar … Det skulle vara alldeles meningslöst att avfatta sådana stadgar för närvarande eftersom vi har mycket få (på många platser har vi överhuvudtaget inga) allmänna partierfarenheter av den verksamhet som bedrivs av olika grupper och undergrupper av sådant slag. För att skaffa sig sådana erfarenheter krävs inte stadgar utan att det organiseras, om man så kan uttrycka sig, en partiunderrättelse: varje lokalorganisation hos oss förslösar nu åtminstone flera kvällar på att diskutera stadgar. Om i stället varje medlem ägnade denna tid åt att avfatta en utförlig och genomtänkt rapport till hela partiet om sin speciella funktion, så skulle saken vinna hundrafalt.
Och det är inte helt sonika därför att det revolutionära arbetet inte alltid tillåter en fast organisatorisk form som stadgar är obehövliga. Nej, en fast organisatorisk form för hela arbetet är nödvändig och vi måste sträva efter detta så långt det är möjligt. Det är möjligt i en långt större omfattning än man vanligen tror, men det nås inte genom stadgar utan endast och uteslutande (vi upprepar detta ännu en gång) genom att ge particentrum exakt information: först då kommer vi att få en reell fast form, förbunden med reellt ansvar och offentlighet (inom partiet). Men vem av oss vet inte att allvarliga konflikter och meningsskiljaktigheter hos oss egentligen inte alls löses genom votering ”enligt stadgarna” utan genom kamp och hot att ”ge sig iväg”? De flesta av våra kommittéers historia under de senaste 3-4 årens partiliv är full av sådan inre kamp. Det är mycket synd, att denna kamp inte fått fast form: den skulle då ha blivit mycket lärorikare för partiet, för våra efterkommandes erfarenheter. Men en sådan nyttig och nödvändig fast form skapas inte genom några stadgar utan uteslutande genom partioffentlighet. Under självhärskardömet kan hos oss inte finnas något annat medel och vapen för partioffentlighet än regelbunden information till particentrum.



Från The Democratic principle, av Amadeo Bordiga.

The party does not start from as complete an identity of economic interests as does the union. On the contrary it bases the unity of its organization not on category, like the union, but on the much broader basis of the entire class. This is true not only in space, since the party strives to become international, but also in time, since it is the specific organ whose consciousness and action reflect the requirements of victory throughout the process of the proletariat's revolutionary emancipation. When we study the problems of party structure and internal organization, these well-known considerations force us to keep in mind the whole process of its formation and life in relation to the complex tasks which it continually has to carry out. At the end of this already long exposition, we cannot enter into details of the mechanism which should regulate consultation of the party's mass membership, their recruitment and the designation of responsible officers. There is no doubt that for the moment there is nothing better to do than hold to the majority principle. But as we have emphasized, there is no reason to raise use of the democratic mechanism to a principle. Besides its consultative functions, analogous to the legislative tasks of the state apparatus, the party has executive tasks which at the crucial moment of the struggle, correspond to those of an army and which demand maximum discipline toward the hierarchy. In fact, in the complex process which has led to the formation of communist parties, the emergence of a hierarchy is a real and dialectical phenomenon which has remote origins and which corresponds to the entire past experience of the functioning of the party's mechanism. We cannot state that the decisions of the party majority are per se as correct as those of the infallible supernatural judges who are supposed to have given human societies their leaders, like the gods believed in by all those who think that the Holy Spirit participates in papal conclaves. Even in an organization like the party where the broad composition is a result of selection through spontaneous voluntary membership and control of recruitment, the decision of the majority is not intrinsically the best. If k contributes to a better working of the party's executive bodies, this is only because of the coincidence of individual efforts in a unitary and well-oriented work. We will not propose at this time replacing this mechanism by another and we will not examine in detail what such a new system might be. But we can envisage a mode of organization which will be increasingly liberated from the conventions of the democratic principle, and it will not be necessary to reject it out of unjustified fears if one day it can be shown that other methods of decision, of choice, of resolution of problems are more consistent with the real demands of the party's development and its activity in the framework of history.
The democratic criterion has been for us so far a material and incidental factor in the construction of our internal organization and the formulation of our party statutes; it is not an indispensable platform for them. Therefore we will not raise the organizational formula known as "democratic centralism" to the level of a principle. Democracy cannot be a principle for us. Centralism is indisputably one, since the essential characteristics of party organization must be unity of structure and action. The term centralism is sufficient to express the continuity of party structure in space; in order to introduce the essential idea of continuity in time, the historical continuity of the struggle which, surmounting successive obstacles, always advances towards the same goal, and in order to combine these two essential ideas of unity in the same formula, we would propose that the communist party base its organization on "organic centralism". While preserving as much of the incidental democratic mechanism that can be used, we will eliminate the use of the term "democracy", which is dear to the worst demagogues but tainted with irony for the exploited, oppressed and cheated, abandoning it to the exclusive usage of the bourgeoisie and the champions of liberalism in their diverse guises and sometimes extremist poses.



Från Communist organisation and discipline, av Amadeo Bordiga.

But if we are thus liberated from any egalitarian and democratic prejudice, that still should not lead us to base our action on a new or different prejudice which is the formal and metaphysical negation of the former. In this sense, we make reference to what written in the first part of the article on the national question (Prometeo no. 4) on how to face the great problems of communism.
The expression used in the texts of the International, «democratic centralism», indicates sufficiently that the practice and rules of Communist parties are somehow at a half way house between absolute centralism and absolute democracy, and comrade Trotsky has drawn attention to this in a letter which has given rise to large debates amongst the Russian comrades.
Let us however say straightaway that if we are not able to seek a solution for revolutionary problems by appealing to the traditional abstract principles of Liberty or Authority, we do not find it any more expedient to look for a solution in a mixture of the two, as if they were fundamental ingredients to be combined.
For us, the communist position on the question of organisation and discipline should be more complete, satisfactory and original. To define it briefly, we have for a long time preferred the expression «organic centralism», thus indicating that we are against any autonomist federalism, and that we accept the term centralism for its meaning of synthesis and unity, as opposed to the almost random and «liberal» association of forces arisen from the most varied independent initiatives. As concerns a more thorough development of the above conclusion, we believe it can be derived, far better than from the continuation of this study of which we are giving here a mere preliminary outline, from texts that are likely to be discussed in the fifth world Communist Congress. In part, the problem is also dealt with in the theses on tactics for the fourth Congress.



Från Lyonteserna, av Amadeo Bordiga.

The solution doesn’t reside in a useless increase in hierarchical authoritarianism, whose initial investiture is lacking both because of the incompleteness of the historical experiences in Russia, impressive though they are, and because even within the Old Guard, the custodian of the Bolshevik traditions, disagreements have been resolved in ways which cannot be considered as a priori the best ones. But neither does the solution lie in the systematic application of the principles of formal democracy, which for marxism have no other function than as organisational practices which can be occasionally convenient.
The communist parties must achieve an organic centralism which, whilst including maximum possible consultation with the base, ensures a spontaneous elimination of any grouping which aims to differentiate itself. This cannot be achieved with, as Lenin put it, the formal and mechanical prescriptions of a hierarchy, but through correct revolutionary politics.
The repression of fractionism isn’t a fundamental aspect of the evolution of the party, though preventing it is.
To claim that the party and the International are mysteriously ensured against a relapse, or the tendency to relapse, into opportunism is not only fruitless and absurd but extremely dangerous, because such a relapse could indeed occur either due to changing circumstances, or to the playing out of residual social-democratic traditions. We have to admit that every differentiation of opinion not reducible to cases of conscience, or personal defeatism, may develop a useful function in the resolution of our problems and protect the party, and the proletariat in general, from grave dangers.
If such dangers become accentuated then differentiation will inevitably, but usefully, take on the fractionist form, and this might lead to schisms. However this won’t happen because of childish reasons, because the leaders haven’t put enough energy into repressing everybody, but only given the terrible hypothesis of a failure of the party and its becoming subservient to counter-revolutionary influences.



Från Dialogato coi morti.

Siccome il marxismo respinge come risolvente della «questione sociale» ogni formulazione «costituzionale» e «giuridica» premessa alla concreta corsa storica, così non avrà preferenze e non darà risposta alle questioni mal messe: deve decidere tutto un uomo, un collegio dì uomini, tutto il corpus del partito, tutto il corpus della classe? Anzitutto non decide nessuno, ma un campo di rapporti economico-produttivi comuni a grandi gruppi umani.
Si tratta non di pilotare, ma di decifrare la storia, di scoprirne le correnti, e il solo mezzo di partecipare alla dinamica di esse, è di averne un certo grado di scienza, cosa assai diversamente possibile in varie fasi storiche.
E allora chi meglio la decifra, chi meglio ne spiega la scienza, l'esigenza? Secondo. Può essere anche uno solo, meglio del comitato, del partito, della classe. E consultare «tutti i lavoratori» non fa fare più passi che consultare tutti i cittadini colla insensata «conta delle teste». Il marxismo combatte il laburismo, l'operaismo, nel senso che sa che in molti casi, nella maggior parte, la delibera sarebbe controrivoluzionaria ed opportunista. Oggi non si sa se il voto andrebbe alla padella o alla brace: Stalin o gli Anti-stalin. Difficile perfino escludere che sarebbe la seconda la fregatura maggiore. Quanto al partito, anche dopo la sua elezione da quelli che per principio negano le «pietre angolari» del suo programma, la sua meccanica storica neppure si risolve con «la base ha sempre ragione». Il partito è un'unità storica reale, non una colonia di microbi-uomo. Alla formula che dicono di Lenin di «centralismo democratico» la sinistra comunista ha sempre proposto di sostituire quella di centralismo organico. Quanto poi ai comitati, moltissimi sono i casi storici che fanno torto alla direzione collegiale: non qui dobbiamo ripetere il rapporto tra Lenin e il partito, Lenin e il comitato centrale, nell'aprile 1917 e nell'ottobre 1917.
Il migliore detector delle influenze rivoluzionarie del campo di forze storiche può, in dati rapporti sociali e produttivi, essere la massa, la folla, una consulta di uomini, un uomo solo. L'elemento discriminante è altrove.



Från Lessons of the counterrevolutions (1953), av Amadeo Bordiga.

The position of the Left consists in the simultaneous struggle against the following deviations:
a) The rank and file of the party is qualified to decide on the action of the center if it is democratically consulted (workerism, laborism, social democratism);
b) The supreme center (political committee or party leader) is qualified to decide the action of the party and the masses (Stalinism, the practice of the Comintern) with the right to discover “new forms” and “new courses”.
Both deviations lead to the same result: the rank and file is no longer the proletarian class, but the people or the nation, which are always oriented in the direction of the interests of the ruling bourgeois class, as Marx, Engels and Lenin have correctly affirmed.



Från Partiformens ursprung och funktion (1961), av Jacques Camatte.

Given that the party is the prefiguration of communist society, it cannot adopt a mechanism, a life principle, an organization, linked to bourgeois society. It has to realize the destruction of this society.
1. Refusal of the democratic mechanism. Our position is: organic centralism.
2. Anti-individualism. The party realizes the anticipation of the social brain. All knowledge is mediated by the party as is all action. The militant does not have to seek the truth; this is afforded him by the party (truth in the social domain, in other fields one can come to it after the revolution and only then). Tendency to realize social man.
3. Refusal of any form of mercantilism and careerism. The relationship between comrades, their manifestation, must be inspired by the comments by Marx on James Mill's book: all activity, all manifestation, must be the affirmation of human joy by communication with the other and, hero, with future society.
4. Abolition to social antagonisms linked to classes. There are only communist militants in the party. Practically this means the unity of the party around place of living and not place of work.
5. The party has to be the dissolution of the enigmas and must know itself to be so. It must present itself as the harbour for the proletarian, the place he affirms his human nature so that he is able to mobilise all his strength against the class enemy.
One must specify these characteristics because they make clearer the party's function; they allow one to have an integral view of it. The party is this impersonal force above generations, it represents the human species, the human existence which has finally been found. It is the consciousness of the species. It can only manifest itself under certain conditions. In a revolutionary situation there can be the overturning of praxis which is the overthrow of all past and present human development. The party decides to seize power. The destruction of bourgeois society ends human prehistory. Then everything converges. It is the culminating point of the theory by the exact prediction of the favourable moment for action (insurrection is an art). The two phenomena are summed up, it is the consciousness of action which appeared, consciousness before action.



Från Appunti per le tesi sulle questioni di organizzazione.

1) L'espressione di "centralismo democratico", come tipo di organizzazione per i partiti comunisti, a cui la Sinistra oppose la formula di "centralismo organico", si trova anzitutto nelle tesi presentate da Zinoviev al II Congresso sul Compito del Partito Comunista nella rivoluzione proletaria e illustrate dal discorso dello stesso Zinoviev nella seconda seduta tenuta al Cremlino il 23.7.1920. La parte centrale delle tesi e del discorso trovano e trovarono pienissimo appoggio da parte della Sinistra comunista perché contengono una risoluta critica marxista di tutte quelle correnti che svalutano la funzione del Partito politico di classe e vogliono sostituirla con le più diverse forme (sindacati, consigli operai, comitati di fabbrica ecc. ecc.). Tale corrente era fortemente rappresentata al II Congresso, specie da inglesi, americani, olandesi, ed anche da sindacalisti francesi e perfino anarchici spagnoli. La Sinistra comunista italiana tenne a differenziarsi subito da queste correnti che, oltre a non comprendere le tesi sul Partito, mal digerivano anche quelle sulla centralizzazione e sulla stretta disciplina anche vigorosamente affermata allora da Zinoviev.
Quando da questi gruppi vennero consensi alla tesi della Sinistra italiana circa il parlamentarismo, il relatore di quella pregò di non votare le sue tesi coloro che non fossero sullo stretto terreno marxista, ed ecco perché di 7 voti contro la partecipazione parlamentare solo tre furono per le tesi della Sinistra italiana (Belgio, Danimarca, Svizzera, essendo consultivo il voto italiano).
2) La formula sopra citata compare al punto 14 delle tesi Zinoviev, ed è così formulata: "Il Partito Comunista deve essere basato su una centralizzazione democratica. La costituzione a mezzo di elezioni di Comitati secondari, la sottomissione obbligatoria di tutti i comitati al comitato che è loro superiore, e l'esistenza di un Centro munito di pieni poteri, di cui l'autorità non può, nell'intervallo fra i Congressi del Partito, essere contestata da nessuno; tali sono i principii essenziali della centralizzazione democratica".
Queste tesi non entrano in maggiori dettagli e, per quanto riguarda il concetto di subordinazione della periferia al Centro, la Sinistra non aveva motivo di non accettarle. Il dubbio sorse sulla maniera di designazione dei Comitati dalla periferia al Centro e sull'impiego del meccanismo elettorale per conta dei voti, a cui fanno evidente riferimento l'aggettivo democratico opposto al sostantivo centralismo, oltre che il breve accenno che segue subito dopo.
12) Quando la Sinistra comunista sviluppò maggiormente la sua critica alle deviazioni della III Internazionale sui problemi della tattica, fece anche una critica dei criteri di organizzazione, e il seguito dei fatti storici ha dimostrato che quelle deviazioni hanno fatalmente condotto all'abbandono di posizioni-base programmatiche e teoriche.
Questa tesi della Sinistra comunista fu ben compendiata nella richiesta che si parlasse non più di centralismo democratico, ma di centralismo organico. Chiaro sviluppo di questa tesi, fatto fin dagli anni 1922-1926, che dunque non compare soltanto oggi, è che bisogna finirla con l'impiego, resosi storicamente nel passato inevitabile nel senso meccanico, delle decisioni per votazioni elettorali e per conta degli aderenti ad una od altra opinione.
Questa critica teorica parte dall'aver considerato troppo scolorita la tesi centrale di Zinoviev: "Il partito è una frazione della classe operaia". Questa tesi è evidentemente insoddisfacente e non sarebbe giusto pensare che lo è soltanto per esigenze di stretto dottrinarismo, e che era ammissibile nello stesso senso in cui Carlo Marx si permetteva, ghignando dentro sé stesso senza farsi scoprire, di parlare di morale e di giustizia. Infatti la nostra critica fu sviluppata fin da quegli anni e non può essere giudicata come pruderie teoretica, perché disponiamo di una serie formidabile di fatti reali posteriori che hanno sciaguratamente confermato la diffidenza e il sospetto di allora.
Osservammo a Zinoviev che la sua formula (messa a base di tesi storicamente giuste e importantissime) era troppo timida e reticente perché soltanto quantitativa, laddove le tesi classiche del Manifesto e della I Internazionale sono già decisamente qualitative.
Come abbiamo dimostrato, era già contenuto insostituibile della dottrina comunista, nel Manifesto e negli Statuti della I Internazionale che, quando si introduce la forma partito, nasce una nuova presentazione della classe proletaria, in quanto allora il proletariato si presenta e agisce come classe lottante contro le altre quando riesce a costituirsi in partito politico. Fermandosi alla distinzione puramente quantitativa, quasi che il partito fosse il contenuto di un cerchio tracciato entro un più vasto campo della classe proletaria, si poteva forse evitare di choquer elementi sindacalisti che venivano verso di noi, buoni rivoluzionari sebbene ancora cattivi marxisti, ma si contribuiva poco alla chiarificazione appunto di quella dottrina rivoluzionaria a cui li volevamo condurre. La nostra formula centralismo organico voleva appunto dire che non solo il partito è un particolare organo della classe, ma per di più è solo quando esso esiste che la classe agisce come organismo storico e non solo come una sezione statistica che ogni borghese è pronto a riconoscere. Marx, nella ricostruzione storicamente fondamentale e irrevocabile di Lenin, non solo dice di non aver scoperto le classi, ma nemmeno la lotta fra le classi, e indica come connotato inconfondibile della sua originale teoria la dittatura del proletariato: questo vuole appunto dire che solo a mezzo del partito comunista il proletariato potrà pervenire alla sua dittatura. Le due nozioni, dunque, di partito e di classe non si contrappongono numericamente perché il partito è piccolo e la classe è grande, ma storicamente e organicamente; perché solo quando nel campo della classe si è formato l'organo energetico che è il partito la classe diventa tale e si avvia ad assolvere il compito che le assegna la nostra dottrina della storia.
13) La sostituzione dell'aggettivo organico a quello democratico non è motivata solo dalla maggiore esattezza di una immagine di tipo biologico rispetto alla sbiadita immagine di natura aritmetica, ma anche dalla esigenza solida e di lotta politica di liberarsi dalla nozione di democrazia, abbattendo la quale avevamo potuto con Lenin riedificare l'Internazionale rivoluzionaria. Le immortali tesi di Lenin al I Congresso sono intitolate: Democrazia borghese e dittatura proletaria. Nella teoria, l'antagonismo dei due termini persiste se, invece che di democrazia borghese, parliamo della leninista democrazia in generale, in quanto Lenin è quello che ha dimostrato come ogni inchino dinnanzi a questo ignobile feticcio segna una vittoria dell'opportunismo e della controrivoluzione. Tutto il testo delle tesi, che sarebbe superfluo citare, tutto il testo di Stato e rivoluzione, conducono a questo risultato. Se è vero che alcune volte Lenin adopera i termini di democrazia proletaria, ciò è al solo scopo di dimostrare che tale astratto punto di arrivo (in sostanza irreale, perché il proletariato con le classi annienta sé stesso) coincide con il pieno sviluppo della dittatura del proletariato e della piena esigenza di una società comunista. Nello stesso spirito, il Manifesto ai fini di travolgente vigore polemico disse che la rivoluzione proletaria, fatta dalla immensa maggioranza nell'interesse della immensa maggioranza, è la vittoria totale della democrazia.



Från Considerations on the party’s organic activity when the general situation is historically unfavourable, av Amadeo Bordiga.

8. Being the opposite of the social complex concentrated on falsification and destruction of theory and sound doctrine, it is evident that today’s small party has, as an outstanding character, the duty of restoring the principles of doctrinal value; but it is unfortunately deprived of the favourable setting that saw Lenin achieving such a work after the disaster of the First World War. But it does not imply that we have to erect a barrier between theory and practical action; because beyond a given limit we would destroy ourselves and all our basic principles. We thus claim all forms of activity peculiar to the favourable periods, insofar as the real force relations render it possible .
9. All this should be treated much more broadly, but it is still possible to achieve a conclusion about the party’s organisational structure in such a difficult transition. It would be a fatal error to consider the party as dividable into two groups, one of which is dedicated to the study and the other to action; such a distinction is deadly for the body of the party, as well as for the individual militant. The meaning of unitarism and of organic centralism is that the party develops inside itself the organs suited to the various functions, which we call propaganda, proselytism, proletarian organisation, union work, etc., up to tomorrow, the armed organisation; but nothing can be inferred from the number of comrades destined for such functions, as on principle no comrade must be left out of any of them.
The fact that in this phase the comrades devoted to theory and to the movement’s history may seem too many, and too few those yet ready to action, is a historical accident. But above all it would be senseless to carry out an investigation into the number of those devoted to the one and to the other display of energy. We all know that, when the situation radicalises, countless elements will side with us, in an immediate, instinctive way, and without the least training course aping scholastic qualifications.



Från Tesi di Napoli.

La prima verità che l’uomo potrà conquistare è la nozione della futura società comunista. Questo edifizio non chiede nessun materiale alla infame società presente, capitalista, democratica o cristianuccia, e non considera patrimonio umano su cui fondare, la pretesa scienza positiva costruita dalla rivoluzione borghese, che per noi è una scienza di classe da distruggere e rimpiazzare pezzo per pezzo, non diversamente dalle religioni e dalle scolastiche delle precedenti forme di produzione. Nel campo della teoria delle trasformazioni economiche che dal capitalismo, la cui struttura ben conosciamo mentre è del tutto ignota agli economisti ufficiali, portano al comunismo, facciamo egualmente a meno degli apporti della scienza borghese, e la stessa disistima abbiamo della sua tecnica o tecnologia che si decanta soprattutto dai rimbambiti traditori opportunisti come avviata a grandi conquiste. In modo totalmente rivoluzionario abbiamo edificata la scienza della vita della società e del suo sbocco futuro. Quando questa opera della mente umana sarà perfetta, e non potrà esserlo se non dopo la uccisione del capitalismo, della sua civiltà, delle sue scuole, della sua scienza, e della sua tecnologia da ladroni, l’uomo potrà per la prima volta scrivere anche la scienza e la storia della natura fisica e conoscere dei grandi problemi della vita dell’universo, da quella che scienziati riconciliati col dogma seguitano a chiamare col nome di creazione ai suoi decorsi a tutte le scale infinite ed infinitesime, nell’indecifrabile finora avvenire futuro.
13. - Questi ed altri problemi sono campo di azione del partito che noi fisicamente teniamo in vita, non indegno di inserirsi sulla linea stessa del grande partito storico. Ma questi concetti di alta teoria non sono espedienti per risolvere piccole beghe e piccole umane incertezze, che dureranno purtroppo quanto durerà nelle nostre file la presenza di individui circondati e dominati dall’ambiente barbaro della civiltà capitalistica. Quindi tali sviluppi non possono essere adoperati a spiegare come gradatamente si afferma il modo di vivere del partito libero dall’opportunismo, che è contenuto nel centralismo organico e non può sorgere da una "rivelazione".
Come patrimonio della Sinistra si potrà ritrovare in tutte le polemiche condotte contro la degenerazione del Centro di Mosca questa evidente tesi marxista. Il partito è al tempo stesso un fattore ed un prodotto dello svolgimento storico delle situazioni, e non potrà mai essere considerato come un elemento estraneo ed astratto che possa dominare l’ambiente circostante, senza ricadere in un nuovo e più flebile utopismo.
Che nel partito si possa tendere a dare vita ad un ambiente ferocemente antiborghese, che anticipi largamente i caratteri della società comunista, è una antica enunciazione, ad esempio dei giovani comunisti italiani fin dal 1912.
Ma questa degna aspirazione non potrà essere ridotta a considerare il partito ideale come un falansterio circondato da invalicabili mura.
Nella concezione del centralismo organico la garanzia della selezione dei suoi componenti è quella che sempre proclamammo contro i centristi di Mosca. Il partito persevera nello scolpire i lineamenti della sua dottrina, della sua azione e della sua tattica con una unicità di metodo al di sopra dello spazio e del tempo. Tutti coloro che dinanzi a queste delineazioni si trovano a disagio hanno a loro disposizione la ovvia via di abbandonare le file del partito.



Från Tesi di Milano.

Nel partito rivoluzionario, in pieno sviluppo verso la vittoria, le ubbidienze sono spontanee e totali ma non cieche e forzate, e la disciplina centrale, come illustrato nelle tesi e nella documentazione che le appoggia, vale un’armonia perfetta delle funzioni e della azione della base e del centro, né può essere sostituita da esercitazioni burocratiche di un volontarismo antimarxista.
L’importanza di questo punto nella giusta comprensione del centralismo organico si rileva dal tremendo ricordo delle confessioni cui furono ridotti grandi capi rivoluzionari, poi uccisi nelle purghe di Stalin, e delle inutili autocritiche cui furono piegati sotto il ricatto di essere espulsi dal partito ed infamati come venduti ai suoi nemici; infamie ed assurdità mai sanate dal metodo non meno bigotto e non meno borghese delle "riabilitazioni". L’abuso progressivo di tali metodi non fa che segnare la sciagurata strada del trionfo dell’ultima ondata dell’opportunismo.
8. - Per la necessità stessa della sua azione organica, e per riuscire ad avere una funzione collettiva che superi e dimentichi ogni personalismo ed ogni individualismo, il partito deve distribuire i suoi membri fra le varie funzioni ed attività che formano la sua vita. L’avvicendarsi dei compagni in tali mansioni è un fatto naturale che non può essere guidato con regole analoghe a quelle delle carriere delle burocrazie borghesi. Nel partito non vi sono concorsi nei quali si lotti per raggiungere posizioni più o meno brillanti o più in vista, ma si deve tendere a raggiungere organicamente quello che non è uno scimmiottamento della borghese divisione del lavoro, ma è un naturale adeguamento del complesso ed articolato organo-partito alla sua funzione.
Ben sappiamo che la dialettica storica conduce ogni organismo di lotta a perfezionare i suoi mezzi di offesa impiegando le tecniche in possesso del nemico. Da questo si deduce che nella fase del combattimento armato i comunisti avranno un inquadramento militare con precisi schemi di gerarchie a percorsi unitari che assicureranno il migliore successo dell’azione comune.
Questa verità non deve essere inutilmente scimmiottata in ogni attività anche non combattente del partito. Le vie di trasmissione delle operazioni devono essere univoche, ma questa lezione della burocrazia borghese non ci deve fare dimenticare per quali vie si corrompe e degenera, anche quando viene adottata nelle file di associazioni operaie. La organicità del partito non esige affatto che ogni compagno veda la personificazione della forma partito in un altro compagno specificamente designato a trasmettere disposizioni che vengono dall’alto. Questa trasmissione tra le molecole che compongono l’organo partito ha sempre contemporaneamente la doppia direzione; e la dinamica di ogni unità si integra nella dinamica storica del tutto. Abusare dei formalismi di organizzazione senza una ragione vitale è stato e sarà sempre un difetto ed un pericolo sospetto e stupido.



Från Om organisering, av Jacques Camatte och Gianni Collu.

Ett partis centralkommitté eller centrum för alla grupper spelar samma roll som staten. Den demokratiska centralismen lyckades endast imitera den parlamentariska form som var karakteristisk för den formella underordningen. Och den organiska centralismen, som enbart definierades i negativa termer såsom en vägran av demokratin och demokratins form (minoritetens underordnande under majoriteten, röstning, kongresser osv.), fastnade emellertid i demokratins mer moderna former. Detta resulterar i organisationsmystiken (precis som med fascismen). Det var på detta sätt som PCI (Internationella Kommunistiska Partiet) omvandlades till ett gäng.
När proletariatet har blivit förintat möter denna organisationstendens hos kapitalet inget verkligt motstånd i samhället och kan således reproduceras allt mer effektivt. Proletariatets verkliga väsen har förnekats emedan arbetarklassen enbart existerar som ett objekt för kapitalet. På ett liknande sätt har proletariatets teori, marxismen, förstörts: Kautsky började med att revidera marxismen och Bernstein upplöste den. Detta skedde på ett definitivt sätt, eftersom inget proletärt angrepp därefter har lyckats återetablera marxismen. Detta är endast ett annat sätt att säga att kapitalet har lyckats etablera sin reella subsumtion av arbetet. För att uppnå detta var kapitalet tvunget att absorbera den rörelse som negerar det, proletariatet, och etablera en enhet där proletariatet endast är ett objekt för kapitalet. Denna enhet kan endast förstöras av en kris, såsom de som beskrevs av Marx. Därav följer att alla politiska organisationer med arbetarklassförankring har försvunnit. I deras ställe konfronterar gängen varandra i en obscen tävlan, rena maffiaorganisationer rivaliserar om medlemmar samtidigt som de är identiska till sitt väsen.
Gängens existens härrör således fån kapitalet tendens att absorbera sina motsättningar, från dess negationsrörelse och från dess reproduktion i fiktiv form. Kapitalet förnekar, eller tenderar att förneka, de grundläggande principer på vilka det baseras; men i verkligheten återupplivar det dessa i en fiktiv form. Gänget är ett klart uttryck för denna dualitet:
  • bossen som kommenderar -- en karikatyr av den traditionella individen (och hans klick).
  • den kollektiva formen -- en karikatyr av en gemenskap som är baserad på gemensamma intressen.
... Väl inne i gänget (eller alla sorters företag) binds individen till det genom alla det kapitalistiska samhällets psykologiska beroenden. Om hon uppvisar några kapaciteter så exploateras de omedelbart utan att individen haft chansen att bemästra "teorin" som hon har accepterat. I utbyte får hon en position i den styrande klicken, hon görs till en miniboss. Om hon inte uppvisar några kapaciteter äger ett utbyte likväl rum; mellan hennes tillträde till gänget och hennes plikt att sprida dess ställningstaganden. Till och med i de grupper som vill fly det samhälleligt givna tenderar gängmekanismen att segra på grund av de olika graderna av teoretisk utveckling bland de medlemmar som gruppen består av. Oförmågan att konfrontera teoretiska frågor självständigt leder individen att ta sin tillflykt bakom en annan medlems auktoritet, som objektivt blir ledare, eller bakom gruppen som helhet, som blir ett gäng. I sina relationer utanför gruppen använder individen sitt medlemskap för att exkludera andra och för att differentiera sig från dem, om endast för att försvara sig mot erkännandet av sina egna teoretiska svagheter. Att tillhöra för att exkludera är den interna dynamiken i ett gäng; som grundas på opposition -- erkänd eller inte -- mellan gruppens inre och yttre element. Till och med en informell grupp förfaller till ett politiskt maffiagäng, det klassiska fallet där teori blir till ideologi.



Från Complex.Lab (2007).

"Rete" (network) è una parola sempre più popolare nel mondo della ricerca scientifica ed accademica. La prola è spesso usata per indicare "partnership", collaborazione, alleanza ma anche comunità, gruppo ecc. Può essere usata per descrivere le relazioni che esistono tra gruppi di individui o agenti, e le risorse a cui l'appartenenza a questi gruppi facilita l'accesso. Queste relazioni possono essere investigati in modo empirico. Le reti rappresentano anche un componente importante della letteratura sul capitale sociale. L'analisi delle reti sociali è sempre più popolare nell'epidemiologia di malattie quali l'HIV.
... Teoria che risale al 1700 con i primi studi di Eulero quando pone i fondamenti della descrizione matematica delle reti: la teoria dei grafi. Uno dei primi modelli di reti proposto risale agli anni ’60 ed è la rete aleatoria o “democratica” descritta da Erdös & Rényi. Questo tipo di rete descrive una sistema costituito da un numero fissato di nodi che hanno un valore medio di collegamenti, o grado, ben preciso. In questi tipi di reti i vari nodi sono indistinguibili gli uni dagli altri, in quanto hanno praticamente tutti lo stesso grado, da qui il termine reti “democratiche”.Le reti democratiche hanno il pregio di essere semplici nella costruzione, ma non sono adatte a descrivere le reti reali.
Ogni fenomeno reale complesso rapportabile alla teori delle reti ha una struttura e una dinamica che sono la negazione del meccanismo democratico (quindi del principio democratico) Ndr.
... Una rete sociale è una mappa delle relazioni che intercorrono tra gli individui che la rappresentano e nella quale vengono evidenziate le modalità con cui queste relazioni si manifestano, dal rapporto casuale a quello stretto e familiare. Il termine fu coniato per la prima volta nel 1954 da J. A. Barnes. L'analisi delle reti sociali (a volte denominata anche come teoria delle reti) è emersa come una tecnica della moderna sociologia, antropologia, psicologia sociale e studio delle organizzazioni così come argomento di dotte speculazioni teoriche e studi scientifici. Ricerche in campi accademici tra loro diversi hanno dimostrato che le reti sociali operano a vari livelli, a partire da gruppi elementari come la famiglia fino a gruppi complessi come una nazione e che giocano un ruolo critico nel determinare in che modo alcuni problemi possono essere risolti, le organizzazzioni possono essere governate e in che modo e a quale livello i singoli individui possono avere successo nel raggiungimento dei loro obiettivi personali. (per approfondimenti ulteriori Wikipedia)
... L'analisi dinamica delle reti sociali (DNA - Dynamic Netowrk Analysis ) varia rispetto alla amalisi delle reti o SNA (Social Network Analsys ) per la sua capacità di analizzare e gestire reti complesse con molti nodi e molti link dinamici caratterizzati da un elevato tasso di incertezza. In modo simile alla meccanica quantistica, la DNA può essere vista come una teoria nella quale le relazioni analizzate sono di tipo probabilistico, la misurazione di un nodo finisce con il modificare le sue proprietà, un movimento in una zona della rete si propaga attraverso l'intero sistema ecc. A differenza di quanto avviene nella meccanica quantistica, l'oggetto dell'analisi è dotato di capacità di apprendimento. Studi e ricerche in questo ambito si focalizzano oggi su modelli e sistemi multi-agente, automi in grado di apprendere, approcci meta-matrice per la rappresentazione grafica della topologia della rete.
... Un concetto ed una ipotesi avanzata da Mark Granovetter negli anni 60 per sostenere l'idea che i legami ( relazioni ) deboli siano più importanti delle amicizie forti e radicate. Secondo Granovetter ( La forza dei legami deboli ) la struttura della rete sociale che circonda ogni individuo ( nel libro denominato "Ego" ) è piuttosto generica. La società è strutturata in cluster altamente connessi, o cerchie molto ristrette di amici dove tutti conoscono tutti. Pochi legami con l'esterno mettono in contatto questi gruppi con il mondo. Questi legami svolgono una funzione critica nella comunicazione con l'esterno. Nella ricerca di nuove opportunità di lavoro ad esempio può essere utile uscire fuori dalla cerchia di amicizie note per affidarsi a legami deboli in grado di aprire la comunicazione verso altri cluster o gruppi di individui.
... Descrive il livello e la qualità della relazione dei nodi o attori della rete. Viene valutata secondo tre valori: 1) Distanza tra due attori della rete ( o nodi in un grafo ) calcolata sommando il numero il numero di linee distinte che esistono lungo il percorso più breve che li separa. Definisce il 'grado di separazione' 2) Raggiungibilità per misurare se attori della rete sono collegati, direttamente o indirettamente, a tutti gli altri attori che compongono la rete. Attori che non hanno collegamenti sono chiamati isolati. 3) densità della rete è il numero totale di collegamenti diviso il numero totale di collegamenti possibili. La desnsità è la misura più elementare per analizzare una rete ed è usata anche nella epidemiologia sociale.
... La misura della centralità serve a identificare gli attori della rete più attivi o visibili, quegli attori cioè che sono pesantemente coinvolti in relazioni con altri attori della rete. La Centralità indica un tipo di 'importanza' degli attori in rete, il loro ruolo chiave.
... Riflettendo sulla struttura ottimale di Internet Paul Baran nel 1964 suggerì l'esistenza di tre architetture possibili per una rete come internet: centralizzat, decentralizzata e distribuita. Baran ritenne la prima e la seconda come architetture vulnerabili agli attacchi e suggerì che Internet dovesse essere progettata con un'architettura distribuita, a maglie.
Continuare con la teoria dei sistemi dinamici e complessi, con le analogie verso il mondo biologico (fenomeni autocatalitici), con l'ecologia (nel senso di Bateson) dei gruppi umani, ecc. ecc.



Från Who we are, av n+1.

Our aim is to reach those who are fed up with the ‘marxist’ con-formism, loathe clichés and 'communist' liturgy, and feel communism as something real.
Our activity is based on frequent meetings, and on drawing generalizations from the results of different partial works. Our method is to link specific topics together, then relating them to the whole (Marx: "I haven’t discovered anything, I’ve only used a new method to link up what others have already discovered").
Our work excludes any exchange of personal opinions on the theoretical heritage. Today’s greatest socialization of production springs from social intelligence, and the globalization of human relations itself contributes to the development of a global brain. A step back to ancient organizing conceptions, typical of the tribal or parcel mode of production, would be foolish (even if involving a small number of people).
A close link between personal contributions and a general plan has always characterized the work of the Left (and consequently our own work). On the other hand, such an interconnection marked out also the highly socialized production in factories. The difference is that in our work, any individual contribution is not alienated, but connected with the global structure of the theory to which the empirical data, coming from the dynamics of communication, are submitted. This excludes any debate on opposing theses, which always leads to conflicts that would need democratic procedures to be tackled.
We do not deny the existence of differences among people. Equality is a vague concept, still related to religion or to law. In this society it is not only a useful hypocrisy: in fact, the equality of individuals as commodities is materially based on the equality of the exchange values on the market. For this reason, in spite of the wide social differences, anyone is involved in the equalitarian ideology, through democratic institutions.
We oppose the concept of organicity to the one of equality. The cells of a living organism are differentiated and take part in the whole process. An organic whole always improves the efficiency of its differentiated parts, because only in this way any individual cell can give the best of its potentialities to the general organism (as Marx stated in his notes of 1843).
Organicity excludes organizing formalisms, when not essential. Today every social productive activity is centralized, planned, correlated; in short, it is in keeping with the technical standard reached by the ultramature capitalism. Socialized technique and work are natural part of mankind, and appeared in history since the highly organized ancient communities. Therefore, discipline and centralism do not come from a moral or statutory rule, but are the practical result of the organic relation between individuals as a whole and their aims.
The Communist Left asserted that revolutionary militants "might aim to create a fiercely anti-bourgeois setting, which largely anticipates the main features of the communist society", and defined the party as "the projection of tomorrow’s Man-Society into today’s reality". The Communist Party of Italy (section of the Communist International from 1921) had neither secretaries nor headquarters. Five people were enough to coordinate all the party’s activities: in fact, the militants’ network was perfectly adherent to the revolutionary programme and was consequently able of self-organization (just like a living body).
Our project is therefore based on a historical real experience, not on personal ideas, and our subsequent analysis (not comparable with a mere work of preservation) is the result of a dynamic of struggling forces. We think that only such a project can give rise to a structure which largely anticipates tomorrow’s party and society.